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INTERVISTA AL PROF. BRUNO VINCENZI

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Fondazione Italiana GIST ETS

A cura ella dott.ssa Anna Laurenti

In data 8 aprile 2019 AIG ha svolto un’intervista – visibile sul nostro sito – al Prof. Bruno Vincenzi, oncologo presso il Campus Biomedico di Roma, per avere informazione riguardo i nuovi studi clinici.

Attualmente, presso questa struttura, sono aperti due studi:

Studio Voyager: aperto nel marzo 2019, è uno studio multicentrico1, controllato2 di fase III3, in cui i pazienti di Gist non resecabili, localmente avanzati o metastatici vengono randomizzati4, cioè assegnati a ricevere dalla terza linea in poi, Regorafenib (che rappresenta oggi lo standard) o Avapritinib (noto anche come Blu-285). Lo studio prevede crossover5 e sono candidabili pazienti che abbiano già ricevuto Imatinib o altri inibitori della tirosin chinasi, ma non Regorafenib.  Avapritinib è un farmaco molto promettente che ha dimostrato la sua efficacia anche su mutazioni che invece conferiscono resistenza a Imatinib e sunitinib, come la D842V di PDGFRA.Studio Registri: è stato aperto uno studio di fase II6 a singolo braccio, per pazienti con GIST Wild type per KIT e PDGFRA, ovvero che non presentano mutazioni nei geni KIT o PDGFRA. Si tratta di un studio multicentrico e non randomizzato in cui viene studiato in prima linea Regorafenib in pazienti con GIST wild type che non hanno mai ricevuto farmaci per la propria malattia. Sebbene si tratti di Gist con una prognosi mediamente migliore rispetto a quelli portatori delle

Studio Registri: è stato aperto uno studio di fase II6 a singolo braccio, per pazienti con GIST Wild type per KIT e PDGFRA, ovvero che non presentano mutazioni nei geni KIT o PDGFRA. Si tratta di un studio multicentrico e non randomizzato in cui viene studiato in prima linea Regorafenib in pazienti con GIST wild type che non hanno mai ricevuto farmaci per la propria malattia. Sebbene si tratti di Gist con una prognosi mediamente migliore rispetto a quelli portatori delle mutazioni di Kit e PDGFRA, i farmaci comunemente utilizzati in prima e seconda linea , cioè Imatinib e Sunitinib, risultano meno attivi, quindi questo studio permette di utilizzare Regorafenib, un farmaco già indicato in questa patologia in terza linea, anche in quel sottogruppo di pazienti wild type in cui la terapia medica può risultare più problematica.
A luglio 2019 aprirà lo studio Intrigue uno studio di fase III, multicentrico, randomizzato, in cui verrà studiato in seconda linea, in pazienti con GIST avanzati il DCC-2618 o Ripretinib, versus Sunitinib dopo progressione da Imatinib. Si tratta di un altro farmaco molto promettente nel trattamento dei GIST che abbiamo già avuto la possibilità di utilizzare nello studio INVICTUS, il quale valuta l’efficacia in quarta linea. L’arruolamento per questo studio è attualmente chiuso.

Il Prof. Vincenzi ha con queste parole illustrato vantaggi e svantaggi nel prender parte a uno studio clinico e la tutela che viene riservata ai pazienti che ne entrano a far parte:

Partecipare a uno studio clinico può essere una grande opportunità per essere tra i primi che possono godere di un trattamento medico innovativo non ancora approvato e che può essere più efficace di quelli attualmente disponibili; inoltre durante una sperimentazione si ha una maggiore attenzione da parte dei medici del gruppo di ricerca, rispetto a quella che si otterrebbe se non si partecipasse a uno studio clinico. Partecipare a un trial significa avere un ruolo più attivo nel proprio percorso di cura. Purtroppo non tutti possono partecipare a uno studio clinico: ciascuno di essi si rivolge a una specifica categoria di pazienti, selezione che è essenziale per il buon esito dello studio e per far sì che il trattamento venga testato soltanto si chi ha alte probabilità di beneficiarne realmente senza esporre i pazienti ad inutili rischi.
Prendere parte ad uno studio clinico non significa fare ‘da cavia’ per lo sviluppo di un nuovo farmaco, tutt’altro: partecipare a uno studio clinico può significare poter godere di potenziali benefici e contribuire al progresso della scienza in un contesto in cui i partecipanti sono fortemente protetti. La ricerca clinica è infatti fortemente regolata da codici legali ed etici che proteggono tutti i volontari che partecipano allo studio, a cominciare dal protocollo dello studio, cioè dalla spiegazione dettagliata di come la sperimentazione sarà condotta. Nessuno studio clinico può includere pazienti se il protocollo non è stato approvato dalle autorità competenti e dal Comitato Etico, un gruppo di scienziati, operatori sanitari e cittadini non legati in nessun modo alla ricerca che ha richiesto l’approvazione. Il comitato etico ha il compito di garantire che lo studio sia stato disegnato appropriatamente e nel rispetto dei partecipanti.


GLOSSARIO

1 – Studio multicentrico = studio al quale prendono parte più centri (ospedali) di ricerca;

2 – Studio controllato = sperimentazione in cui i partecipanti vengono suddivisi in due gruppi: un gruppo riceve il trattamenti sperimentale (gruppo o braccio sperimentale), l’altro riceve la terapia standard o il placebo (gruppo o braccio di controllo);

3 – Studio di fase III = studio che confronta i risultati ottenuti sui partecipanti che assumono il nuovo farmaco con quelli ottenuti sui pazienti che assumono il trattamento standard, per capire quale gruppo ha una percentuale di sopravvivenza maggiore o minori effetti collaterali;

4 – Studio randomizzato = sperimentazione in cui l’assegnazione al braccio sperimentale o al braccio di controllo avviene in modo casuale (random); di norma è un programma computerizzato a decidere l’assegnazione ad uno dei due gruppi, in tal modo si cerca di eliminare gli errori di selezione e di garantire che i due gruppi siano confrontabili;

5 – Crossover = passaggio del paziente da un braccio all’altro della sperimentazione, in seguito a intolleranza al farmaco o alla progressione della malattia; il paziente potrebbe quindi ricevere successivamente il farmaco a cui non era stato assegnato inizialmente; 6 – Studio di fase II = studio in cui viene valutata la sicurezza e l’efficacia di un farmaco per capire se il trattamento ha attività antitumorale; generalmente arruola circa 100 pazienti.

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