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Asco 2017

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Fondazione Italiana GIST ETS

Notizie dal mondo scientifico internazionale

Come ogni anno, dal 2 al 6 Giugno, si è svolto a Chicago il meeting dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si conferma come l’appuntamento più importante per la comunità oncologica mondiale, con la partecipazione di oltre 30.000 studiosi e la presentazione di più di 2000 studi scientifici. Sono stati affrontati temi rilevanti relativi a tutti gli ambiti dell’assistenza ai pazienti oncologici, dalla clinica alla sostenibilità, dalla innovazione all’accessibilità delle cure .
I GIST anche quest’anno sono stati oggetto di varie presentazione, che hanno evidenziato l’interesse da parte della comunità medica per questa rara patologia ed una sessione scientifica parallela è stata dedicate interamente ai GIST.
Riepiloghiamo di seguito alcuni dei più significativi studi clinici sui GIST presentati:
Per quanto riguarda la terapia adiuvante, è stato presentato uno studio clinico molto atteso, il PERSIST-5 (ancora in corso) relativo al prolungamento della cura adiuvante da 3 a 5 anni per i GIST ad alto rischio. Lo studio ha evidenziato che l’estensione della durata del trattamento adiuvante ritarda comunque la ricaduta nei GIST con mutazioni sensibili ad Imatinib, ma ancora non è chiaro se la impedisce definitivamente. E’ necessario altro tempo per giudicare, e, con l’assenza di un braccio di controllo ( 3 anni) sarà difficile giungere ad una conclusione definitiva. (Chandrajit P. Raut et al. – abstr 11009)
Crenolanib (AROG Pharmaceuticals, LLC). E’ In corso di arruolamento uno studio internazionale randomizzato (2:1) di fase III che confronta il Crenolanib con placebo, per confermare ulteriormente l’attività clinica del Crenolanib in pazienti con mutazione PDGFRA D842V . (Jean-Yves Blay et al. – abstr TPS11080). Da segnalare che Crenolanib potrebbe essere attivo nei GIST con le mutazioni di KIT coinvolte nei meccanismi di resistenza ( dati non presentati a ASCO).
Presentati i risultati finali dello studio di fase II relativo al Ponatinib (AriadPharmaceuticals) (Heinrich ASCO 2015) che ha dimostrato un’attività in pazienti refrattari a Imatinib e Sunitinib. (Michael C. Heinrich et al. – abstr e22508)
Re-challenge di imatinib/sunitinib. Uno studio retrospettivo, con dati raccolti in sei centri oncologici Italiani, ha confermato che il rechallenge di Imatinib o anche di Sunitinib per pazienti con GIST avanzato, che hanno sperimentato progressione di malattia nelle tre linee di trattamento disponibili e quando non c’è la possibilità di includere il paziente in nessuno studio, è un’opzione terapeutica da prendere in considerazione, che è raccomandata anche dalle ultime linee guida ESMO che saranno presto pubblicate . (Bruno Vincenzi et al. – abstr 11038).
Nelle sessione scientifica parallela, interamente dedicata ai GIST, si è focalizzata l’attenzione sui Nuovi Strumenti di Biologia Molecolare (NGS : New Generation Sequencing)
Lo stato mutazionale è diventato cruciale nella gestione del GIST, nella definizione di recidiva, ma in particolare, per quanto riguarda il trattamento adiuvante (linee guida ESMO 2014) infatti: 1) il beneficio di Imatinib su PFS (continuazione della vita libera da progressione) si basa sullo stato mutazionale; 2) la frequenza delle mutazioni non sensibili è elevata nei GIST localizzati (mutazione PDGFRa D842V, osservata in circa il 20% dei GIST gastrici operati); 3) la durata ottimale della somministrazione di Imatinib tende a estendersi nel tempo nei GIST ad alto rischio (studio clinico PERSIST-5, studio FSG ImadGIST in corso (3 anni vs 6 anni), studio scandinavo (3 versus 5 anni); 4) il numero degli inibitori della tirosina kinasi disponibili nei GIST avanzati aumenta nel tempo, tutti con le proprie particolarità, e diventa sempre più complesso nei WT GIST (alcuni di questi ora chiamati “quadruplo negativo” anche “quintuplo negativo” (cioè né KIT, né PDGFRa, né NF1, né BRAF, né SDH).

Sarà possibile fare a meno dei nuovi strumenti di biologia molecolare nei GIST? (NGS – New Generation Sequencing). Si e no.

È stato questo uno degli argomenti presentati durante la sessione parallela, di elevato livello scientifico, dedicata interamente ai GIST (C.M. Kelly et al, abstract 11010. The clinical impact of performing routine next generation sequencing (NGS) in Gastrointestinal Stromal Tumor (GIST)

La risposta all’interrogativo è No, perché il costo di questi approcci è ancora proibitivo, perché rimane nel campo della ricerca fondamentale e perché i risultati devono ancora essere correlati ai dati clinici.
Sì, perché questa tecnica permette di scoprire nuovi orizzonti come:
– la presenza, nel tumore primario, di cloni cellulari già ospitanti mutazioni secondarie (che erano ritenute secondarie ad Imatinib) come le mutazioni dell’esone 17;
– percorsi cellulari – raramente descritti – attivati dalle mutazioni KRAS o PI3K in caso di progressione durante trattamento con Imatinib ma anche del percorso CDKN2 (56% dei casi), RB1, PTEN, JAK / STAT, MAPKinase, Hedgehog …;
– In 177 pazienti valutati, questo approccio NGS (410 geni analizzati) ha consentito, secondo gli autori, la guida della strategia terapeutica nel 79% dei casi. Da monitorare strettamente.
Oltre alle alterazioni genetiche, la natura delle cellule immunitarie infiltranti di GIST, che varia nel tempo.
La densità di CD4 TIL e / o CD8 non sembra essere cruciale per l’identificazione di buoni e scarsi rispondenti ad Imatinib (P. Hohenberger et al, abstract 11042).
Un alto livello di espressione di PDGFD è un fattore prognostico indipendente sfavorevole nei GIST (indipendentemente dalla classificazione Miettinen). Nel caso di STS, l’espressione di PDGFA è correlata negativamente alla sopravvivenza dei pazienti (T. Lesluyes et Al, abstract 11

 L’ASCO, tradizionalmente focalizzato sui risultati della ricerca farmaceutica e terapeutica, quest’anno ha dato spazio anche al valore della “qualità della vita” dei pazienti oncologici, ha presentato risultati di studi relativi all’aiuto psicologico fornito ai malati oncologici , considerandolo importante come le terapie. Dal cancro si guarisce sempre di più, ma la paura di ammalarsi di nuovo affligge il 50% degli ex pazienti . Una fonte di forte stress, che condiziona la vita dopo la malattia. I ricercatori dell’università di Sidney hanno sviluppato un programma di sostegno psicologico, battezzato ‘Vinci la paura’. Gli interventi sviluppati ed eseguiti da psico-oncologi esperti sono risultati più efficaci delle semplici sessioni di rilassamento fisico e mentale, riducendo la paura di una recidiva tumorale di quasi il 30% dopo 6 mesi di trattamento. Una riduzione ”significativa, tale da migliorare il benessere percepito”, commenta l’oncologa Jane Beith, principale autrice dello studio. Anche un’equipe dell’università di Basilea ha messo a punto un programma di supporto psicologico ‘a distanza’, in modo da colmare la carenza di risorse, di personale specializzato e anche di tempo che in troppi casi impedisce l’assistenza necessaria ai pazienti per gestire la diagnosi. Un gruppo di psicologi ha gestito un programma online con base in Svizzera, mentre i pazienti si trovavano in Germania, in Svizzera e in Austria. Per due mesi hanno comunicato attraverso un portale. I risultati presentati all’Asco mostrano i benefici di questo approccio: migliore qualità di vita, meno ansia e stress.
Altra interessante novità è stato il focus sulla così detta “real life” del paziente. In particolare si tratta di valutare i big data, concentrandosi sull’efficacia delle terapie nella vita reale (real life) dei pazienti, con studi non solo sulla sopravvivenza, ma anche sui benefici specifici legati ai trattamenti. CancerLinQ (una organizzazione non-profit controllata dall’ASCO ) ha annunciato di aver avviato una partnership pluriennale con la FDA per intraprendere una grande raccolta di report dei pazienti oncologici e di big data per analizzare i dati “real life” riguardanti l’utilizzo di nuovi farmaci. I dati raccolti verranno così utilizzati per accrescere le conoscenze sugli indirizzi di cura di tutti i tipi di tumore con tutte le opzioni terapeutiche disponibili, accelerando analisi che sarebbero molto più difficili da effettuare seguendo le normali vie della ricerca scientifica. CancerLinQ inizia a lavorare proprio quando i trials si chiudono, approfondendo le analisi per guidare gli oncologi nell’utilizzo delle terapie innovative e aiutare a migliorare la qualità di vita e l’assistenza dei malati oncologici.

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